Insieme nel Coaching, il coaching per l’empowerment femminile nella cultura, nella politica e nel turismo

Il progetto promuove e ridefinisce il successo delle donne nei settori chiave dell’economia e del lavoro del nostro paese

 

(08-06-2021)

“Insieme nel Coaching- Progetti per le donne” è il progetto creato da Giorgia Valenti e Cinzia Costantini, coach professioniste con credenziale ACC- ICF ( International Coaching Federation) per supportare le donne nei settori dell’arte e della cultura, organizzando percorsi per artisti, creativi, organizzazioni e makers del panorama artistico e culturale; della politica, facilitando il raggiungimento di posizioni apicali da parte delle donne ancora sottorappresentate; dell’ospitalità e del turismo, supportando le donne manager attraverso interventi di career e team coaching.

Il coaching è una “partnership” con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione ispirandoli a massimizzare il loro potenziale personale e professionale. Il coach segue il cliente nell’individuazione di nuovi obiettivi, nello sviluppo delle proprie capacità, nel trovare nuove motivazioni e strategie efficaci per raggiungere risultati di successo.  Insieme nel Coaching propone percorsi di coaching online della durata minima di due mesi e ogni incontro è di circa 60 minuti. I percorsi sono personalizzati in base alle esigenze dei clienti.

“La nostra missione è fare in modo, attraverso la diffusione della cultura del Coaching, che la voce di tutte le donne abbia un impatto sempre più significativo e potente sulla realtà che le circonda e sul mondo.Siamo convinte che le donne abbiano un’incredibile capacità di creare ambienti di lavoro ispirati, collaborativi e che possano portare a trasformazioni coraggiose. Il nostro lavoro si focalizza sulla leadership femminile, il work- life balance, la diversity & inclusion per la promozione dell’uguaglianza di genere, sul superamento di convinzioni limitanti e blocchi, sulla massimizzazione della performance”.

Giorgia Valenti, romana, dopo anni nel settore delle pubbliche relazioni e della comunicazione oggi collabora in qualità di artist coach con artisti e creativi: pittori, fotografi, designer di moda, attori, imprenditori e manager del settore per supportarli nel miglioramento della performance, nello svilluppo del talento e nel raggiungimento di risultati concreti sostenibili nel lungo periodo facilitandone la realizzazione personale e professionale.
Cinzia Costantini,anche lei di Roma, proviene da una lunga esperienza nel settore dell’ospitalità e del turismo e oggi affianca imprenditori e manager del settore per accompagnarli nello sviluppo del potenziale personale e del team.    

Nasce Joggo, startup e motore di ricerca dedicato al mondo dello sport ed ai suoi professionisti

Basta inserire sul sito web l’indirizzo intorno al quale si vuole trovare una struttura sportiva. Grazie ai filtri è possibile ottimizzare la ricerca in base alle proprie esigenze

 

(07-06-2021) Un intermediario affidabile, giovane, professionale: ecco “Joggo”, il primo motore di ricerca in Italia dedicato al mondo dello sport e ai suoi professionistiNato nel 2020 come start-up, Joggo è un database di strutture, attività commerciali, tecniche e mediche costantemente aggiornato. Joggo ha infatti realizzato un software gestionale ed una community per tutti gli sportivi.

“Joggo è una startup fondata a Roma nel 2020 dall’intuito di un imprenditore napoletano, Luigi d’Oriano, ed un team di esperti informatici – hanno spiegato gli sviluppatori – La sua ragione di vita ha radici in un bisogno che, nella mente dei suoi creatori, è stato custodito a lungo prima di essere manifestato: creare un censimento completo di tutte le strutture sportive in Italia. Un bacino di informazioni che è sempre mancato. Con questa pulsione di fondo, l’idea di Joggo si è sviluppata nel tempo, per far fronte ad ulteriori esigenze, ulteriori bisogni, ulteriori ambizioni. Avere una lista di strutture censite non bastava più. L’urgenza era quella di offrire alla società una struttura ed un bacino di informazioni tali da permettere a chi vuole fare sport di non trovare alcun impedimento. Turismo, lavoro, negozi, e-commerce, professionisti, ristorazione, socialità e ricettività hanno tutti i loro player a livello globale, nazionale e territoriale. L’unico fulcro a non essere toccato da grandi realtà imprenditoriali era, appunto, lo sport. Colmando questo vulnus, ci siamo sempre più convinti che un progetto ambizioso come fornire una scheda di censimento di ogni struttura sportiva in Italia non bastasse più. C’era bisogno d’altro”.

Analizzando il mercato e i dati sparsi tra varie indagini sul territorio, si è costruita un’immagine chiara dell’impalcatura su cui si fonda: Joggo si è quindi evoluto in un vero e proprio motore di ricerca. Basta inserire sul sito web l’indirizzo intorno al raggio del quale si vuole trovare una struttura sportiva.

Grazie ai filtri è possibile ottimizzare la ricerca in base alle proprie esigenze. A quel punto l’utente ha a disposizione una lista di strutture sportive, attività commerciali e professionisti tecnici e medici del mondo dello sport. Ogni struttura è completa di informazioni, dettagli e servizi.

Dal motore di ricerca e quindi dal software gestionale, è possibile prenotare il corso scelto da pagare poi direttamente in struttura poiché Joggo non ha fee di prenotazione. E’ possibile poi lasciare una recensione per aiutare gli utenti futuri. Il team d’assistenza è attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 all’indirizzo assistenza@joggo.com

L’idea alla base del software gestionale è quella di permettere ai lavoratori del mondo dello sport di acquisire e far entrare nelle loro strutture i potenziali clienti nel minor tempo possibile e nel modo più semplice dopo un anno di stop e di pandemia. Per farlo, Joggo offre gratuitamente questo servizio fino al 31 dicembre 2022.

Joggo ha creato così una vera e propria community dedicata agli sportivi grazie anche al proprio sito web ed al blog costantemente aggiornato sull’attualità.   “I nostri tecnici – hanno concluso da Joggo – hanno sviluppato un software gestionale all’avanguardia che permetta ad ogni tipologia di attività sportiva di avere il suo spazio: dal campo di bocce al comprensorio sciistico, fino ai centri polifunzionali sportivi. Tutti gli sport, per noi di Joggo, diventano essenziali.
Quanto analizzato e realizzato è stato poi reso completo dalla volontà imprenditoriale e visionaria che sorregge l’intero progetto”.

 

Al via la terza edizione di International Photo Project. In mostra a Milano l’11, 12 e 13 giugno i lavori di artisti italiani, giapponesi e cubani

Dopo un periodo di pausa ritorna a Milano la mostra fotografica internazionale che esporrà i lavori di autori giapponese, Cubani e Italiani.

 

(05-06-2021) Giunta alla terza edizione, dopo le precedenti del 2015 e del 2017, International Photo Project è una mostra fotografica volta a riunire artisti di tutte le nazionalità. È un momento di confronto tra le poetiche che caratterizzano i progetti di autori che condividono lo stesso strumento espressivo, ma appartengono a paesi diversi. In ogni edizione gli artisti italiani dialogheranno con artisti di diversi paesi che saranno invitati a partecipare di volta in volta. Inserita in un contesto fertile di stimoli nuovi e contrapposti, questa vetrina di grande visibilità mediatica mira a valorizzare i talenti emergenti giovani e non che hanno intrapreso un percorso progettuale personale.


International Photo Project è anche l’occasione per creare un osservatorio internazionale in grado di monitorare le diverse poetiche nazionali presenti nella fotografia artistica, favorendo l’inserimento degli autori nel circuito delle istituzioni e delle gallerie.

Nazioni partecipanti
Per l’edizione 2021 saranno presentati artisti Italiani, Giapponesi e CubaniOgni nazione presenterà 10 artisti senza limite di età, ognuno dei quali esporrà un progetto non necessariamente inedito. Il tema è libero e questo consentirà di tracciare le linee di una eventuale tendenza nazionale.

Il curatore della parte cubana della mostra è Alain Cabrera membro del Consejo Nacional de las Artes Plasticas (CNAP). E’ un critico di fotografia e ha curato numerose mostre e Biennali a Cuba. La sua selezione comprende gli artisti:  Claudia Corrales, Joyme Cuan, Natasha Forcade, Jordan Issel, Ailen Maleta, Sadiel Mederos, Yuri Obregòn Batard, Yanet Oviedo, Juan Carlos Rodriguez, Kmy Ros.     

La sezione giapponese è affidata a Toshiyuki Shinohara, fondatore del Tokyo Photography Culture Center all’interno del quale ha seguito numerosi fotografi emergenti supportandoli nello sviluppo delle rispettive progettualità. Dal 2004 ha aperto la galleria Roonee 247 fine arts e insegna al Kyoto Art College. La sua selezione annovera gli artisti: Michiko Chiyoda, Yachiyo Enomoto, Erico, Takuya Kobayashi, Kino Koike, Ichiro Kojima, Asae Kuroki, Noah Suzuki, Hideki Takemoto, Yurika Toyama.                            

A curare la parte italiana sarà lo stesso ideatore della mostra il fotografo Mino Di Vita. Ha realizzato progetti di ricerca su numerose metropoli nel mondo, è autore di libri fotografici e affianca alla sua personale ricerca artistica un percorso di sperimentazione curatoriale attraverso il progetto Photo Project Pro. Della sua selezione fanno parte gli artisti: Riccardo Bandiera, Raffaele Canepa, Angela Di Finizio, Alessandro Gallo, Gaia Magoni, Franco Martelli Rossi, Michele Molinari, Alessia Santambrogio, Ivan Terranova, Carlo Traini.  

Organizzazione
Il promotore e organizzatore della manifestazione è Photo Project Pro, un laboratorio d’indagine sulle tendenze della fotografia artistica contemporanea, ideato per progettare e realizzare mostre, seminari, master in Italia e all’estero.  


Location
La manifestazione è resa possibile anche grazie alla partnership con Neo Tech, azienda leader nel campo delle installazioni multimediali per musei e spazi artistici, che ha aderito al progetto International Photo Project ospitando l’evento all’interno dello spazio di proprietà The Black Box dedicato alla sperimentazione di nuovi strumenti audio video e al concept correlato. Photo Project Project e NeoTech insieme collaborano alla realizzazione di una mostra fotografica che va oltre la semplice esposizione di immagini, offrendo al pubblico una performance visiva completa, ricca di contenuti costituiti da testi, video e audio.


Allestimento
La nuova edizione dell’International Photo Project si caratterizza per l’utilizzo delle più moderne tecnologie nel campo della videoproiezione. La visione delle fotografie sarà realizzata su grandi schermi che riproducono immagini proiettate con la tecnologia Canon LCOS in grado di offrire una delle definizioni più qualitative attualmente disponibili. L’allestimento della location, creato per sfruttare al meglio le potenzialità delle tecnologie utilizzate, offrirà al pubblico una straordinaria esperienza immersiva in grado di coinvolgere il visitatore in modo completo. Per ogni nazione si realizzerà una video proiezione su grande schermo dove saranno proiettate le 5 fotografie più rappresentative di ogni progetto ad intervallo di 6 secondi, per un totale di 50 fotografie in un loop della durata di 5 minuti circa. Su appositi pieghevoli, a disposizione del pubblico, gli autori saranno identificati mediante un codice QR che rimanderà alle relative pagine personali inserite sul sito internationalphotoproject.com dove sarà possibile approfondirne la conoscenza. 


Online
Cogliendo l’occasione fornita dalle recenti drammatiche vicende legate al virus che hanno reso necessario il distanziamento sociale, l’edizione 2021 è presente anche online fornendo maggiori informazioni in merito agli artisti partecipanti e garantendo la fruizione internazionale dell’evento.  “Periodo” L’International Photo Project 2021 si terrà durante il weekend 11-12-13 giugno, la mostra proseguirà online fino alla fine dell’anno, coprendo eventuali future occasioni di visibilità organizzate in altre location in Italia e all’estero.  


Appuntamenti
Durante il week end di svolgimento della mostra saranno programmati una serie di speeches con interventi di rinomati ospiti e degli artisti selezionati.  


Catalogo
A corredo della mostra sarà pubblicato un catalogo in lingua inglese, edito da Mainland editions, all’interno del quale saranno inserite la foto più rappresentativa e la poetica di ogni fotografo partecipante. Il formato sarà di 24x24cm, con pagine a colori stampate su carta patinata opaca da 150 gr. copertina morbida con alette, in brossura filo refe.    


Enti Patrocinanti
Hanno concesso il loro patrocinio Regione Lombardia, Assessorato alla Cultura del Comune di Milano,  Consolato Generale del Giappone a Milano, Fondazione Italia Giappone, Fototeca de Cuba. 


INTERNATIONAL PHOTO PROJECT 2021 11-12-13 giugno ore 10-18
Si prega verificare sul sito eventuali variazioni a date e orari dovute a disposizioni ministeriali legate alla pandemia  


THE BLACK BOX
Via Savona, 118  – Milano
Trasporti: MM Porta Genova (M2 verde), Bande Nere (M1 rossa) Tram 14, tram 2, Bus 98  


Riferimenti web: https://www.internationalphotoproject.com/  
Contatti: PHOTO PROJECT PRO
telefono: 351.8558.414
email: info@photoprojectpro.com
sito: https://www.photoprojectpro.com/  
Partner: NEO TECH https://www.neotechsrl.com/showroom/

 

GRAPPA VS GIN: ARRIVA DA LIPARI IL GRAPPA TONIC AL MANDARINO, LA RISPOSTA ITALIANA AL GIN TONIC

Una grande novità nel mondo del beverage. E’ la grappa al mandarino prodotta da Il Giardino di Lipari dove il grappa tonic è pronto ora a scalzare il gin tonic dal podio di bevanda dell’estate 2021. L’11 giugno l’apertura ufficiale del Giardino.

 

LIPARI. L’unico vero distillato al 100% italiano è la grappa. In pochi sanno però che non viene prodotta solamente nel nord Italia, ma anche in Sicilia. E arriva da Lipari una grande novità, la grappa al mandarino realizzata da Il Giardino di Lipari, cocktail bar e ristorante nella perla delle Eolie. Ed è già partita la sfida: grappa al mandarino al posto del gin nei cocktail, per incrementare un percorso già avviato in Italia da qualche anno nei migliori cocktail bar, cioè il rilancio del distillato italiano sul mercato nazionale ed internazionale. 

 

L’idea è di Luca Cutrufelli, titolare de Il Giardino di Lipari, ma la ricetta è stata messa a punto assieme al barman Nicolò Verde e Giuseppe La Fauci, giovane distillatore della distilleria di famiglia, la Giovi di Fondachello (ME). “La grappa è l’unico distillato davvero italiano – spiega Luca Cutrufelli – abbiamo deciso di puntare su ciò che davvero caratterizza la nostra bella Italia. Una grappa infusa con le scorze dei mandarini del nostro giardino, dove abbiamo 20 piante di questo agrume siciliano. Con il nostro barman Nicolò e con Giuseppe La Fauci di Distilleria Giovi abbiamo trovato la ricetta perfetta, e con Alessio Affè, altro barman del nostro gruppo (con la passione per il marketing e la comunicazione) abbiamo creato la grafica e l’etichetta. Abbiamo così realizzato il primo distillato a marchio Il Giardino di Lipari”

 

Si punta a “sdoganare” la grappa, distillato finora poco utilizzato in miscelazione. La grappa al mandarino ha una gradazione alcolica di 42 gradi, si può bere liscia come tutte le grappe, ma si può anche abbinare e miscelare con altri ingredienti. Due le proposte del Giardino di Lipari. 

 

Una più semplice e diretta. Il Grappa Tonic, che punta a scalzare dal trono di re dell’estate l’onnipresente Gin Tonic. Il gin, infatti, non è un prodotto tipicamente italiano e negli ultimi anni peraltro è stato largamente usato e prodotto un po’ in tutto il mondo. Il Grappa Tonic all’aroma di mandarino, composto di acqua tonica e grappa de Il Giardino di Lipari, è un ulteriore passo verso una piena valorizzazione del distillato italiano.

 

Ma c’è dell’altro. Il Giardino di Lipari si è inventato anche un nuovo cocktail, ilGiammù” composto da grappa al mandarino, Sambuca Bona (una soda al gusto di anice e fiori di sambuco) con l’aggiunta di qualche goccia di limone. “Un tributo alla tradizione siciliana di bere acqua e Zammù, un liquore di elevata gradazione alcolica al sapore di anice. Si usava assaporarlo nel palermitano per dare sollievo al palato nelle calde giornate estive – spiegano Luca Cutrufelli e Nicolò Verde – il termine Zammù deriva dall’arabo “Zammut” che significa “anice”. Si pensa che anche “Sambuca” derivi dallo stesso termine arabo. Così abbiamo pensato di miscelare la nostra grappa, aromatizzata con i mandarini del nostro giardino, alla sambuca in bottiglia di Bibite Bona, azienda leader siciliana per la creazione di soft drink realizzati con materie prime siciliane”. 

 

Con la riapertura fissata per l’11 giugno il Giardino di Lipari è pronto a lanciare la grappa al mandarino come nuovo distillato di punta del bar. Una vera rivoluzione nel mondo del beverage alle Eolie. 

 

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO: IL GIARDINO DI LIPARI

Tutto è iniziato nel 2014. C’era un agrumeto abbandonato da tre decadi, incastonato in una corte nascosta tra le mura del centro di Lipari, preziosa isola delle Eolie, a qualche minuto di aliscafo da Messina. Luca Cutrufelli, messinese classe 1982, è riuscito a leggere bellezza laddove gli altri vedevano solo una selva di sterpaglie in stato di abbandono. È nato così il club “Il Giardino di Lipari”, un’oasi di mille metri quadri tra case e palazzine. Cutrufelli è riuscito ad unire nella progettazione del locale le proprie due anime: quella da ingegnere edile con una profonda conoscenza dei materiali e quella di artista capace nel corso della sua carriera di numerose mostre personali in Europa, tra le quali una a Parigi, dove vive in inverno. Nel giardino ci sono 20 piante di mandarino. L’obiettivo è quello di far vivere per tutto l’anno, e dunque non solo d’estate, Il Giardino di Lipari. E per farlo è stata realizzata una linea di prodotti ispirati all’anima stessa del giardino, i suoi 20 alberi di mandarino. Il primo prodotto sarà un distillato realizzato ad hoc dall’azienda siciliana Giovi. Ma saranno realizzate anche delle conserve, tramite la collaborazione con la Trimarchi di Villa Marchese. Saranno in vendita anche le divise ufficiali del locale, camicie realizzate da Giocherenda, sartoria sociale nata a Palermo dall’idea di giovani arrivati in città e scappati da territori di guerra come Guinea, Gambia, Mali, Burkina Faso e Marocco. Il Giardino di Lipari è peraltro da due anni completamente plastic free (si usano solo bicchieri di vetro, la drink list non prevede cannucce) e adesso rilancia. È stato infatti siglato un accordo con l’azienda Wami di Milano: imbottigliano acqua nel Nord Italia e devolvono parte dei ricavi alla creazione di impianti di fornitura di acqua potabile per villaggi, al momento, di Africa, India e Sudamerica, sulle loro bottiglie c’è un Qr code che mostra lo stato di avanzamento dei singoli progetti. È poi pronto anche il progetto con la World Rise, onlus focalizzata sulla tutela dell’ambiente marino: saranno invitati artisti da Parigi per un workshop di fotografia dedicato al rappresentare una giornata di pulizia sulle spiagge, le immagini saranno poi messe in mostra al locale. Maggiori informazioni sul sito www.ilgiardinodilipari.it o sulle pagine social de Il Giadino di Lipari.

Il Covid non fa paura alle imprese: il 70% assumerà personale nei prossimi 6 mesi

E’ l’esito di uno studio di Fòrema, società di formazione di Assindustria Venetocentro di Padova, su un campione di 213 aziende del territorio. Nella metà dei casi le nuove assunzioni sono dovute ad un aumento delle commesse avvenuto durante la pandemia. Il 34% dei nuovi contratti sarà a tempo indeterminato, crollano al 9% le assunzioni tramite agenzie interinali

 

PADOVA. Ad un anno dall’esplosione della pandemia e con l’avvio ora della fase di “ripartenza”, uno dei temi caldi di cui si sta discutendo riguarda il blocco dei licenziamenti che di fatto sta ingessando il mercato del lavoro. I dati che arrivano dal mondo delle imprese fotografano una situazione alquanto particolare.

Il 70% delle imprese venete nei prossimi 6 mesi ha programmato di assumere nuovo personale. Le assunzioni sono dovute in metà dei casi ad un aumento delle commesse e quindi della mole di lavoro da volgere, avvenuta in piena pandemia. Insomma il Covid-19 non fa più paura alle imprese venete, che sono già in piena fase di riavvio e a fronte di un aumento del lavoro hanno programmato nuove assunzioni. Ma c’è di più. Il 61% delle assunzioni dei prossimi mesi saranno assunzioni dirette da parte delle imprese. Il 30 % avverranno nei reparti produttivi e saranno in gran parte assunzioni stabili. Il 34% del totale infatti saranno assunzioni saranno a tempo indeterminato, il 27% a tempo determinato, il 17% in apprendistato, l’11% tramite stage. Crollano sotto la soglia del 10% (precisamente al 9%) le assunzioni tramite agenzia interinale (lavoro somministrato). Infine il 69% delle aziende dichiara di far fatica a trovare personale da assumere per i ruoli previsti. 

Sono i dati più significativi emersi dall’ultimo studio promosso da Fòrema, ente di formazione di Assindustria Venetocentro di Padova diretto da Matteo Sinigaglia. Una survey intitolata “Veneto 20.21 – Indagine sui fabbisogni professionali della imprese”. Uno studio svoltosi nel mese di marzo 2021 su di un campione di 213 aziende del territorio (51% Padova, 44% Vicenza, 3% altro in Veneto, 2% fuori veneto). Imprese intervistate da Fòrema per comprendere quali siano i fabbisogni e le esigenze del mondo industriale e produttivo nei mesi della ripartenza primaverile/estiva 2021. Le aziende intervistate sono suddivise in queste categorie: 10% grande imprese, 37% media, 53% piccola. Tra i settori di appartenenza delle imprese quasi il 50% fa riferimento al metalmeccanico, il 20% appartiene all’ambito gomma-plastica-chimico, il resto ai settori commercio, grande distribuzione organizzata, edilizia, moda, sport, servizi, alimentare, cartiero, legno. 

“I risultati dell’indagine indicano che le imprese sono attualmente in fase di espansione – spiega Roberto Baldo, responsabile delle attività finanziate di Fòrema, che si è occupato dello studio sui fabbisogni occupazionali delle aziende – i dati ci dicono anche che da un lato c’è un fabbisogno occupazionale, dall’altro che oggi si ricercano nuove professioni e un mix di competenze (professionali, soft e digitali), capaci di innovare i ruoli e le mansioni in azienda. Competenze digitali affiancate a quelle relazionali, oltre che tecnico-operative. Gli enti di formazione in quest’ottica hanno un compito importante, quello della riqualificazione professionale, di saper aggiungere competenze nuove e complementari ai lavoratori, rendendoli capaci di operare in realtà complesse come sono le imprese di oggi. Questo affinché nello scenario attuale non vi sia un’espansione “monca” ovvero priva delle figure professionali adeguate. Per evitare dunque che ben presto, quanto vi sarà lo sblocco dei licenziamenti, si arrivi ad una disoccupazione strutturale del tessuto economico veneto, perdendo le opportunità degli hybrid jobs”.

 

Il 70% del campione intervistato (148 aziende) ha dichiarato un esplicito fabbisogno di nuovo personale, immediato o nei prossimi 6 mesi. Il 61% saranno assunzioni dirette, mentre crollano al 9% le assunzioni tramite agenzie interinali. Le percentuali crescono nei singoli settori (gomma/plastica e chimica – 80%; metalmeccanica – 78%, alimentare – 76%). La maggior parte delle assunzioni riguardano le grandi imprese.

Il 30% delle nuove assunzioni avverranno nei reparti produttivi, il 14% in area commerciale, il 12% in area tecnica, a seguire il resto sotto del 10% (amministrazione, commerciale marketing, risorse umane, logistica, qualità, ricerca). L’indagine ha evidenziato una grande attenzione all’ambito “operations” (produzione + acquisti + logistica) che in totale pesa per il 44% sul fabbisogno totale di personale. Per quanto riguarda in particolare le imprese metalmeccaniche, il 50% di inserimenti avverrà in area “operations”, 26% in ufficio tecnico e ricerca, 10% marketing e commerciale.

Quasi la metà del panel (49%) ricerca nuovo personale per far fronte ad un aumento delle attività aziendali. Il 24% degli inserimenti è conseguente ad un processo di trasformazione organizzativa dovuta all’avvio di nuove attività o processi (10%) o per la necessità di nuovi ruoli e professioni (14%). Il 34% delle aziende che assumono lo farà a tempo indeterminato, il 27% a tempo determinato, il 17% in apprendistato, l’11% tramite stage, il 9% tramite somministrazione (agenzia interinale) mentre solo il 2% ricerca collaboratori esterni in p.iva

Le assunzioni dirette da parte delle imprese rappresentano il 61% del totale degli inserimenti previsti. L’apprendistato mantiene il ruolo di canale di ingresso in azienda (17%; per le piccole imprese 20%), seguito dal tirocinio (11%). Le nuove assunzioni tramite agenzia interinale saranno il 9% del totale (nelle grandi imprese il valore arriva al 16%, nelle piccole invece si ferma al 3%). In merito alle competenze ricercate per i neoassunti le imprese mettono al primo posto le competenze tecniche di base (41%), poi le avanzate (33%), infine le trasversali (15%), di settore o di ruolo (11%). Tra le competenze trasversali le più richieste vi sono: il problem solving, l’apprendimento continuo e il senso critico. Le competenze trasversali, relazionali, digitali, da abbinare dunque a quelle di base, risultano fondamentali requisiti per il nuovo personale.

Tra i profili introvabili per le aziende alla ricerca di personale vi sono al primo posto gli addetti alla produzione meccanica, macchine CNC, saldatori, carpentieri e simili (29%). A seguire tutto il resto, addetti marketing (9%), ingegneri (8%), tecnici (8%), programmatori (6%), impiegati (6%), manager (6%), manutentori (6%), progettisti (6%), altri profili (16%). Il 69% delle imprese dichiara di aver sperimentato difficoltà nel reperimento di alcune figure professionali per il proprio organico. Il fenomeno interessa più le piccole imprese (72%) che le grandi imprese (62%).

“Da Tintoretto a Walt Disney – Gli effetti speciali di Side Academy”, EVENTO 19 GIUGNO ore 18.45 – Peschiera del Garda (VR)

Ma è vero che Jacopo Tintoretto, il Parmigianino, il Pontormo e gli altri grandi della pittura italiana del ‘500, amavano “sparaflashare” effetti speciali nelle loro celebrate opere dipinte o affrescate?” E che lo facevano tramite usi della luce, dei colori, delle masse, delle prospettive e delle figure degni dei più avveniristici “studios” cinematografici del XXI secolo? Sabato 19 giugno, con inizio alle 18,45 in piazzale Davide Zenato, a Peschiera del Garda, le risposte arriveranno dallo storico dell’arte Vittorio Sgarbi e dalla Supervisor Animator Sarah Arduini nell’evento “Da Tintoretto a Walt Disney, gli effetti speciali di Side Academy” (posti gratuiti a prenotazione, fino a esaurimento, sul sito della Side Academy di Verona, https://sideacademy.com/).

 

Delle relazioni fra pittura rinascimentale e Hollywood uno storico dell’arte della levatura e della notorietà di Vittorio Sgarbi è talmente convinto da avere dedicato al tema pagine bellissime della sua produzione, come quelle dell’articolo “Quegli effetti speciali alla maniera del Tintoretto” pubblicato due anni e mezzo fa da Il Giornale. A Peschiera sarà affascinante vedere Sgarbi a confronto sul tema con Sarah Arduini che, oltre a essere Supervisore Disney, è docente in Side Academy, dove si formano creativi destinati a lavorare nel cinema come nei videogame o nella pubblicità.

In “Da Tintoretto a Walt Disney” Sarah, che è premio Oscar per gli effetti speciali de “Il libro della giungla”, racconterà al pubblico la sua storia d’artista, iniziata da bambina stregata dai cartoni animati e approdata ai set delle più mirabolanti produzioni Disney. Alle sue spalle scorreranno immagini che, tratte da amati kolossal come “Il re leone” o lo stesso “Libro della giungla”, si alterneranno ai totali e ai particolari di opere pittoriche del ‘500 scelte da Vittorio Sgarbi per dimostrare la loro stretta parentela con immagini e sequenze entrate nella mitologia del cinema di animazione.

Su questo duetto raro e prezioso di voci pone il suo marchio di qualità la Side Academy di Verona, nata per formare professionisti della computer-grafica e delle sue affascinanti discipline. “Da Tintoretto a Walt Disney”, eccezionale occasione di conoscenza e divertimento, viene proposta in concomitanza con l’inaugurazione della seconda sede di Side Academy che, a partire dall’imminente anno accademico 2021-2022, affiancherà alla sede storica di Verona, sita in un magnifico palazzo rinascimentale di via del Fante, le aule e gli alloggi ricavati in un’ala del lussureggiante Golf Club di Peschiera del Garda. Il risultato complessivo è un “Campus” a misura di studente tra la magia di Verona e la bellezza del Lago di Garda.

 

In questo contesto Vittorio Sgarbi e Sarah Arduini risultano quindi essere due testimonial della ragion d’essere di Side Academy, ovvero diffondere la Bellezza.

CORTE DELLA PELLE, NASCE L’E COMMERCE ISPIRATO AI CALEGHERI VENEZIANI

Il sito di vendita on line delle calzature create dalla famiglia Ballin prende il nome dalla corte veneziana dove sorse nel 1200 l’antica scuola dei “calegheri”. 

 

FIESSO D’ARTICO (VE). Artigiani della calzatura sbarcano on line con un nuovo sito di e commerce. La “Franco Ballin” di Fiesso d’Artico, azienda storica nel distretto della calzatura della Riviera del Brenta, ha attivato la vendita tramite e commerce delle sue calzature. Da qualche giorno sul sito cortedellapelle.it è possibile acquistare le scarpe prodotte artigianalmente dalla Franco Ballin. Una decina di modelli da uomo e realtrettanti da donna sono disponibili on line. Una novità per un’azienda che da 40 anni produce scarpe artigianalmente, seguendo le tecniche dell’antichissima arte calzaturiera veneziana.

E il nome del sito è ispirato proprio a questa antica tradizione. La Corte della Pelle infatti si trova a S. Samuele nel Sestiere di San Marco a Venezia. Qui venne fondata nel 1278 l’antica scuola per calegheri (calzolai). Alla Corte della Pelle si trovavano infatti i depositi di pellame utilizzati per realizzare le scarpe. L’arte calzaturiera a Venezia era particolarmente fiorente. Alla fine del XVIII secolo si contavano 340 botteghe per un totale di 1172 persone occupate nel settore. Successivamente le botteghe degli artigiani calzolai si spostarono pian piano verso la terraferma, arrivando alla Riviera del Brenta sede ora di un florido distretto della calzatura. “Ci siamo ispirati alla Corte della Pelle di Venezia per collegarci idealmente alle origini dell’arte calzaturiera veneziana, al luogo dove quest’arte è nata e si è sviluppata – spiega Stefano Ballin titolare della “Franco Ballin” – è una tradizione da riscoprire e di cui siamo particolarmente fieri. Ci ispiriamo all’antica arte dei caleghari veneziani per realizzare le nostre calzature su misura”.

La storia della “Franco Ballin” inizia nel 1972 sulla Riviera del Brenta, il distretto della calzatura del Veneziano. Franco Ballin, che al tempo lavorava per il calzaturificio del cognato, decise di fondare una società famigliare per la produzione di scarpe da donna: la lavorazione a sacchetto è l’idea vincente che in quegli anni lanciò l’attività. Nei primi anni Ottanta la crescita industriale, grazie all’acquisizione del calzaturificio Garden, di Stra, sempre nel Veneziano. Negli anni Novanta la specializzazione nel terzismo di lusso. 

Dieci anni fa, la decisione di far nascere un marchio di proprietà, che oggi viene proposto a Fiesso d’Artico, giusto di fronte allo stabilimento produttivo. Oggi il flagship è modello per il proprio respiro internazionale: le produzioni vengono vendute anche a Londra e Tokyo. 

Mezzo secolo dopo l’avvio dell’attività, oggi le redini sono in mano ai fratelli Roberto e Stefano, ma la presenza attiva di Franco in azienda è fondamentale: è lui il “mastro calzaturiere” e nel mentre segue in prima persona le attività del Politecnico Calzaturiero, la prima scuola italiana per calzolai. 

Ballin oggi esporta i suoi prodotti in tutto il mondo, occupa una trentina di persone, il fatturato si aggira attorno ai due milioni di euro. La realizzazione di prodotti per le grandi griffe internazionali è il core business aziendale.

Ma quello che caratterizza l’azienda è l’anima artigianale. Franco Ballin propone per il 2021 due linee da uomo e altrettante da donna, una formale e una sportiva. “Molte delle lavorazioni sono fatte ancora a mano, le pelli sono custodite in una stanza protetta, una sorta di caveau dell’eccellenza”, spiega Ballin. “L’azienda fa un vanto di utilizzare ancora oggi, accanto ai macchinari più innovativi, anche una Duer, macchina da cucire degli anni Ottanta che ha bisogno della costante presenza di un tecnico. Ma molti altri sono gli strumenti artigianali, figli di un’epoca antica, quando si curava a mano ogni dettaglio della calzatura. Il nostro obiettivo è di valorizzare la tradizione, produrre calzature di eccellente livello qualitativo, sia per uomo che per donna. Siamo capaci di assemblare, cucire in diversi modi e rifinire ancora a mano le suole, come si faceva un tempo”. 

Grazie a questa conoscenza ancestrale e all’esperienza pluridecennale dei dipendenti (molti sono in azienda dalla fondazione, anche se non mancano i giovani artigiani della calzatura), oggi uno dei segmenti dell’attività che più sta avendo successo è quello delle calzature personalizzate. Alcuni clienti le chiedono per problemi fisici, ma per lo più sono persone che amano il lusso e la raffinatezza e che vogliono scarpe perfettamente su misura e del colore prescelto, un colore che magari si sposi ad un abito di gala. 

“C’è anche chi ci chiede modelli completamente personalizzati, pensati non solo per il comfort dei piedi ma soprattutto per l’eleganza e l’unicità che sappiamo donare”, conclude Ballin. “Abbiamo notato una crescita di questa attività, in particolare col Covid le persone stanno cercando il meglio, vogliono star bene nelle proprie scarpe. Ne siamo felici, sebbene la produzione artigianale rappresenti una piccola fetta del nostro business, è quella che forse meglio rappresenta il nostro amore per la calzatura e la nostra storia di artigiani della pelle”.

In tempo di pandemia il concorso musicale per flautisti si sposta on line e fa il pieno di iscritti da tutto il mondo

Oltre 60 partecipanti all’iniziativa dell’Accademia G. Verdi, i flautisti hanno inviato il video della loro esibizione alla giuria che li ha successivamente guardati e giudicati. Iscritti al concorso da Italia, Corea, Giappone, Turchia, Ucraina, Macedonia, Spagna, Svizzera, Francia, Bulgaria, Moldavia

 

VENEZIA. In tempi di pandemia e distanziamento sociale anche il mondo della musica classica ha dovuto ricorrere a nuovi strumenti di lavoro e a nuove modalità di esibizione e di studio, anche a distanza. Lezioni on line, webinar, concerti in streaming. E così nell’anno dell’emergenza sanitaria anche la V edizione del concorso “A TUTTO FLAUTO” è sbarcata on line. L’evento organizzato dall’Accademia Musicale G. Verdi di Venezia non si è svolta come di consueto in presenza, bensì a distanza in modalità on line. Superando al tempo stesso la barriera dei confini nazionali e aprendo la partecipazione a flautisti da tutto il mondo, con grande successo.

Sono stati più di 60 i partecipanti al concorso da diverse nazioni: Italia, Corea, Giappone, Turchia, Ucraina, Macedonia, Spagna, Svizzera, Francia, Bulgaria, Moldavia. Si sono esibiti riprendendosi con il proprio smartphone o tablet o con altri strumenti multimediali. Hanno poi inviato il video alla giuria del concorso. Quest’ultima ha esaminato i video delle esibizioni, visionandoli varie volte, per assegnare i punteggi e giungere infine a stabilire i vincitori. Una nuova formula accolta con entusiasmo da tutti i partecipanti. Nella difficoltà di non poter svolgere il concorso in presenza, infatti, è stata trovata una nuova opportunità: quella di spostare l’evento on line, superando i limiti della presenza ed aprendo le porte a tutto il mondo.

Il concorso è stato ideato da due amici flautisti. Francesca Seri Presidente dell’Accademia G. Verdi di Venezia, e Giovanni Mugnuolo, concertista e docente presso il Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto (direttore artistico del concorso). “L’idea iniziale era creare una sana competizione ed un confronto tra gli studenti delle varie istituzioni musicali nazionali – spiega Francesca Seri – la quinta edizione è diventata internazionale e on line a causa del protrarsi del covid. Nell’emergenza abbiamo trovato un modo per aprirci al mondo intero, dando opportunità agli iscritti di potersi esibire in un modo inusuale davanti alla telecamera e non presenziale come doveva essere in una normale situazione”. 

Il concorso conclusosi da pochi giorni ha visto la partecipazione di più di 60 iscritti nelle quattro categorie (denominate A-B-C-D), sezione solisti e ensemble da camera. Altissimo il livello di preparazione dei giovani talenti che hanno inviato i loro video alla giuria, composta quest’anno dal maestro Peter Lukas Graf (presidente), svizzero e noto concertista, già docente della Musik-Akkademie di Basilea e direttore d’orchestra, dal maestro Giorgio Blasco, già direttore del Conservatorio di Trieste, dal maestro Charina Quintana, concertista e docente di flauto presso il Conservatorio di Las Palmas delle Canarie, dalla maestra Francesca Seri, presidente dell’Accademia Giuseppe Verdi di Venezia, e dal direttore artistico maestro Giovanni Mugnuolo, concertista e già docente di flauto presso il Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto.

La commissione ha proceduto all’ascolto dei video, più di sessanta, nelle diverse categorie. 

Prima della categoria A (i più giovani), la flautista Yuna Guryanova di Mosca, che a soli 8 anni ha saputo conquistare la giuria con il suo suono dolce ed espressivo e la sua musicalità.

Nella categoria dei più grandi, la categoria D, hanno vinto il primo premio assoluto nella sezione musica da camera il quartetto Nymphes composto da Clara Cavalleretti, Sofia Panzeri, Tati Greis e Camilla Wanda Piardi con una magnifica interpretazione del brano “Jour d’etè à la montagne”. Il Quartetto nato nel 2019 è composto da un gruppo di amiche e studentesse del Conservatorio di Piacenza, allieve del maestro Saletti. “Nonostante l’adrenalina e le emozioni non possano essere comparabili a quelle che si provano davanti una giuria- hanno detto le ragazze del quartetto Nymphes – senza scoraggiarci abbiamo affrontato il concorso trasmettendo al meglio le nostre emozioni”.

Primo premio anche al sestetto “La Gazza ladra” composto da Giovanni Moretti, Veronica Palmarin, Alice Morvillo, Alice Difrancescantonio, Andrea Vecchiato e Davide Longega. 

Nella sezione musica da camera della categoria dei piccoli hanno vinto i due fratelli Sofia e Carlo Gambino, veneziani, allievi dell’Accademia G. Verdi. 

Nella sezione B ha conquistato il primo premio assoluto il coreano Yunhoo Lee, 13enne, un vero talento artistico, con una tecnica assolutamente superba ed una musicalità di grande spessore. Primo a pari merito anche il veneziano Francesco D’Este di 12 anni.

Nella sezione musica da camera B ha vinto il primo premio assoluto il duo Anais Jean Baptiste (flauto) e Pablo Bodineau-Acker (pianoforte), provenienti rispettivamente dalla Svizzera e dalla Francia.

Nella categoria C1 i primi premi sono stati ben 4, assegnati a Rukiye Ayben Sever (Turchia), Misra Coskun (Turchia). Primi anche Benedetto Camaci (Italia) e Sofia Pirozhyk (Ucraina). Nella categoria C2 il primo premio è andato ad un artista talentuoso che ha conquistato la giuria, il giovane Vsevolod Lituchyi 16 anni, ucraino, studente presso l’Accademia “Glinka” di Leopoli, già vincitore di molti concorsi internazionali a Kiev e negli Usa. Altri 3 primi premi sono stati dati a Margarita Rudenco (Moldavia), Emma Pilastro (Italia) e Cojocari Ecaterina (Moldavia).

Nella sezione musica da camera della categoria C ha vinto il primo premio assoluto con un punteggio di 100 su 100 il quintetto “Il Barbiere di Siviglia” composto dalle italiane Emma Piaia, Bianca Rosa Salva, Emma Jurriaannse, Sofia Rigopoulos, Marianna Gallo. Hanno convinto la giuria per l’ottima capacità di essere cameristi.

Ben 14 candidati della categoria D solisti che hanno superato la prova eliminatoria con brani obbligatori scelti dalla giuria sono passati alla fase finale. Di questi 14 finalisti solo 6 sono risultati vincitori della V edizione del concorso. Il primo premio è andato all’italiana Clara Cavalleretti di Merate (LC), 20 anni, ancora studentessa, ma già vincitrice di altri concorsi nazionali, ottima interprete del concerto di Jaques Ibert per flauto e orchestra.

La giuria ha voluto inoltre assegnare per il primo anno anche il Premio “Guido Novello”, un omaggio al grande maestro veneziano, già primo flauto del teatro La Fenice di Venezia ed insegnante di 2 giurati, che da anni portano avanti la sua scuola flautistica nel segno del bel suono e dell’interpretazione coinvolgente ed espressiva. Quest’anno il Premio Novello, che per statuto deve andare ai migliori interpreti italiani, è stato vinto a pari merito dal quartetto “Nymphes” e dal quintetto “Barbiere di Siviglia”. 

Per maggiori informazioni visitare il sito dell’Accademia www.scuoladimusicagiuseppeverdi.it o le pagine social dell’Accademia.

 

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO

L’Accademia musicale Giuseppe Verdi nasce il 5 novembre del 1994 quando un gruppo di musicisti, dopo aver girato il mondo in tourné ha deciso di fondarla a Venezia. L’accademia ha raggiunto l’anno passato un totale di 650 soci, distribuiti nei diversi corsi e nelle diverse sedi che l’Associazione utilizza in Venezia Centro Storico. Durante l’ultimo quarto di secolo oltre duemila studenti sono stati formati da centinaia di docenti. Oggi le sedi sono cinque, in palazzi meravigliosi a Venezia, la sede principale è a San Marco. I fondatori sono rimasti al timone: Francesca Seri, la presidentessa, peraltro pronipote del Maestro Verdi, ma anche Vincenzo Caggiula, membro del consiglio direttivo. L’Accademia negli anni continua a crescere: oggi propone circa una cinquantina di corsi, che vanno dai saggi di classe di strumento individuale o canto, ai concerti degli allievi più dotati e brillanti, fino alle esibizioni dell’orchestra, dei numerosi ensemble, della corale femminile, per finire spettacoli teatrali che vedono coinvolti fino a cento coristi. Attualmente l’Accademia è convenzionata: con il Conservatorio di Musica “Benedetto Marcello” di Venezia, con TRINITY COLLEGE per le certificazioni musicali in linea con EQF europeo, con il Convitto Nazionale Foscarini per corsi di musica all’interno della scuola. L’Accademia si inserisce nel panorama della didattica musicale rivolta in special modo a tutti coloro che intendono avvicinarsi alla musica fin da giovanissimi. L’Associazione prepara i propri allievi i programmi necessari per eseguire gli esami di ammissione al livello propedeutico e all’alta formazione e di livello pre-accademico, richiesti dai conservatori italiani, nonchè esami di ammissione alle medie musicali e al liceo musicale. Inoltre è Centro autorizzato per rilasciare le certificazioni musicali del TRINITY College of London sia per quanto riguarda ma musica classica che per la musica Rock and Pop. Per tutti i soci l’Associazione arricchisce la propria offerta con numerose attività collettive a prezzi ribassati e con l’organizzazione di eventi e concerti completamente gratuiti sia per chi vi partecipa che per chi vi assiste. L’Associazione produce autonomamente operine di teatro musicale per bambini e ragazzi che nel tempo hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. nel 2019 il musical “Cinema Future Show” (soggetto originale) anno 2018 – ha ottenuto il secondo posto al premio nazionale per musical in lingua italiana PRIMO.

Le donne di Collodi nel romanzo “Scandalosi amori e Pinocchio”

Collodi fu un seduttore, un tombeur de femmes. Un giornalista dell’epoca definì l’autore di Pinocchio “un uomo in grembo alle prime donne”.

 

(26-05-2021) Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, è l’autore della favola “Le avventure di Pinocchio”. Secondo quanto racconta il nipote Paolo, Collodi fu un seduttore e amante di belle donne e nella direzione del giornale che aveva fondato riceveva in continuazione cantanti, ballerine, coriste, stelle di caffè-concerto e di operette. Inoltre, la sua attività di censore teatrale gli permetteva di accogliere nel proprio ufficio attrici avvenenti inviate da un capocomico o dal finanziatore di una commedia per convincerlo a dare un giudizio favorevole sull’opera da rappresentare. Restò scapolo e conservò gelosamente in un cassetto le lettere di innumerevoli amanti, missive che, dopo la sua morte, il fratello bruciò per non compromettere signore ancora viventi e salvaguardare il buon nome di uno scrittore diventato famoso scrivendo libri per bambini.

Da quelle lettere bruciate prende l’avvio il romanzo storico “Scandalosi amori e Pinocchio” (Youcanprint, Lecce, 2021) di Vito Costantini, studioso pugliese autore di scoperte e approfondimenti legati alla storia collodiana, apprezzati a livello nazionale. Il romanzo, risultato di un’attenta analisi delle opere di Collodi e delle testimonianze finora ignorate di uomini e donne a lui contemporanei, ripercorre in forma autobiografica l’intera esistenza dello scrittore: l’infanzia trascorsa nel paese natale della madre, la vita in seminario, la partecipazione alle due guerre d’indipendenza, l’attività di giornalista, le fasi dell’ideazione della celeberrima favola per la quale immaginò probabilmente un finale differente, come farebbero pensare gli appunti manoscritti scoperti nel 1998 e rimasti inediti. Ma, soprattutto, emerge nel romanzo l’assidua frequentazione di donne i cui nomi compaiono come titoli dei capitoli a loro dedicati: donne reali, come Giulia Sanchioli, un famoso mezzosoprano che fece a tal punto innamorare Collodi da seguirla in tournée per circa un anno o Gianna Ragionieri, una giovane adolescente di 13 anni di cui lo scrittore s’invaghì quando lui di anni ne aveva 54, una storia che all’epoca dei fatti era conosciuta dagli abitanti di Castello (Firenze), dove l’autore toscano trascorreva ogni anno le vacanze estive.

Ci si chiede se sia importante approfondire questo aspetto della personalità di Collodi a 130 anni dalla sua morte, considerato che allo scrittore sono stati dedicati centinaia di saggi e biografie. Natalino Sapegno, uno dei più grandi critici letterari del XX secolo ha scritto che “le opere di un autore possono essere comprese pienamente solo attraverso un esame della sua formazione umana e culturale, che tenga conto di tutti i dati, anche psicologici della sua personalità”. Della stessa opinione il critico francese Charles Augustin de Saint-Beuve, il quale ha detto che “finché su uno scrittore non ci saremo posti un certo numero di quesiti e non avremo dato ad essi una risposta, non potremo essere sicuri di conoscerlo veramente: ad esempio quale era il suo regime di vita, la sua esistenza di tutti i giorni, il suo vizio e il suo punto debole”.
Il punto debole di Collodi furono “le donne”: nel romanzo si parla di loro, ma anche delle motivazioni che spinsero lo scrittore a frequentarle in modo assiduo e ininterrotto.

TOPOTOMA: UN PROGETTO PER RENDERE PIU’ CONSAPEVOLI I NOSTRI TOPINI

Attraverso un simpatico ed originale roditore di montagna, TOPOTOMA, si vuole  educare i nostri bambini (ma non solo) a compiere scelte ed azioni: buone, giuste, pulite ed utili, al fine di dare concretezza ai propositi della Agenda 2030 e risalto ai prodotti ed ai valori delle Valli piemontesi.

 

(27-05-2021) Può un piccolo topo di montagna rendere più consapevoli i nostri “piccoli topini”? Un simpatico roditore goloso di formaggio è in grado di educare noi ed i nostri bambini a fare cose buone, pulite, giuste ed utili? Secondo gli autori del libro in prossima uscita: “Le avventure di Topotoma“, edito da Echos Edizioni, tutto ciò è possibile.

Così nasce il “progetto Topotoma” di cui, il primo libro, rappresenta la punta di diamante.
Nell’elegante testo in carta ricicata, rivolto ai bambini dai 5 ai 10 anni, un piccolo e curioso roditore condivide tante divertenti avventure con i suoi amici, (curiosi quanto lui), e, sempre in modo positivo, educato e spassoso affronta, con la leggerezza di un topino, temi complessi quali: l’importanza dell’amicizia e della condivisione; il rispetto per gli altri, (per quanto strani possano apparire); la necessità di salvaguardare la natura; l’importanza, per noi e per l’ambiente, di una alimentazione sana.

Topotoma è un topo che vive….semplicemente come un topo. La sua tana, a due passi dalle montagne, è posta nei pressi di un ponte di pietra millenario. Ama le passeggiate nei prati e nei boschi, non guida automobili, non usa smartphone, non compra biglietti aerei ma, da roditore curioso e consapevole, insegna, in modo simpatico, ad affrontare la vita e le sfide che essa ci pone adottando sempre un approccio: buono,pulito, giusto ed utile. Il tutto con una particolare attenzione al territorio da cui origina, (le Valli piemontesi), con le sue ricchezze, spesso poco conosciute, e con i suoi valori universali.

Topotoma è, in realtà, molto più di una serie di libri per l’infanzia. Topotoma è un progetto ampio ed ambizioso che, attraverso : libri; audio-storie; giochi educativi; prodotti etici e biologici; siti web, (www.topotoma.it); social, (Topotomaofficial), collaborazioni con enti ed istituzioni pubbliche e private, si pone la meta di educare i nostri bambini, (e non solo), per consentire loro di affrontare le sfide epocali che stiamo vivendo.

Si parla tanto di Agenda 2030 e di una educazione impostata verso una cultura più inclusiva, senza disparità di genere, con una assoluta attenzione alle tematiche ambientali ma, spesso, manca “il modo” per diffondere questi messaggi e per concretizzare questi meravigliosi progetti. Si discute molto su come valorizzare le Valli piemontesi ma, spesso, manca “un tramite” attraverso cui farlo. Topotoma, in modo leggero ma mai banale ha questo scopo: sensibilizzare e, nel contempo, consentire di porre azioni concrete al fine di ottenere un “contagio di responsabilità” verso una trasformazione sostenibile, con un occhio di riguardo ai prodotti ed ai valori delle Valli del Piemonte.

Ad accompagnarlo nelle sue “piccole grandi” avventure di questo primo libro, ricchissimo di illustrazioni artistiche capaci di fare sognare, ci sono: 
Tometta, una topolina elegante, decisa ed indipendente;
Tupun, un topo un pò impacciato, molto colto, che vive in una bibliotecha;
Diavoletto, un esserino rosso rosso che combina birbonate agli uomini cattivi facendosi aiutare, spesso, dalle sue amiche Masche;
Ortotopo, che, aiutato dalla Fatina dei denti, cura i topi e rende contenti i bambini;
Il Dahu, un animale dalle fattezze “strane” che sta per estinguersi  ma non si abbatte e aiuta gli altri nelle difficoltà.

L’origine di questo progetto riconosce tre papà: il compianto poeta e giornaista Ermanno Eandi che, da subito, ha l’intuizione di creare un personaggio etico, capace, senza pedanterie, di veicolare messaggi positivi ed educativi; Silverio Edel, arredatore ed illustratore di fama, capace di creare vere opere d’arte con personaggi originali e divertenti; Giuseppe Casetta, fantasioso dentista di provincia, amante della letteratura per bambini e delle favole di Esopo.
Ma se a loro si deve l’idea originale, nulla si sarebbe potuto fare se non ci fossero stati gli “aiutanti del topo“. Un manipolo di entusiastici e tenaci collaboratori che, grazie alle loro abilità e alla loro fantasia stanno permettendo lo sviluppo del progetto.