GLI INGEGNERI FORENSI IN SOCCORSO DEI TRIBUNALI, LA PROPOSTA LANCIATA A TREVISO

Quarta edizione di Treviso Forensic, protagonisti tecnici e Ctu dei tribunali: centinaia i professionisti collegati da tutta Italia. Al centro dell’attenzione una nuova professione, quella dell’ingegnere forense. La presidente dell’Ordine trevigiano, Eva Gatto. “Fondamentale un approccio multidisciplinare ai temi della giustizia”. Il premio “TVF 2022 Award” assegnato a Massimiliano Lega dell’università Parthenope di Napoli

 

L’ingegnere forense è quel professionista che applica i metodi scientifici ai problemi tecnici che si vivono nei tribunali. Tecnica e diritto si fondono e permettono di chiarire eventuali responsabilità civili o penali con chiarezza. Ebbene, questa è una professione del tutto nuova, che proviene dai paesi anglosassoni e che è arrivata in Italia da qualche anno, ma si sta diffondendo solo adesso, al contrario di quella “medica” che si è ben imposta negli anni passati. 

L’ingegnere forense indaga sulle cause e sulle responsabilità operando come consulente tecnico o perito (può essere nominato dalle parti o dal giudice), in un procedimento giudiziario. Le sue competenze sono collegate alle analisi delle motivazioni per cui ci sono un difetto, un danno o un guasto verificatosi per qualunque tipo di costruzione o di prodotto. Si passa dal settore civile (rivolto ai dissesti, ai crolli, all’estimo, all’edilizia), a quello ambientale e industriale in ambito meccanico, chimico ed elettrico. 

Il capoluogo della Marca Trevigiana è salito recentemente all’attenzione degli addetti ai lavori a livello nazionale per la quarta edizione di Treviso Forensic, seminario tecnico di Ingegneria Forense rivolto a tecnici, avvocati, magistrati che operano nel ramo delle scienze tecniche applicate al contesto forense. Durante l’evento è stato assegnato anche il premio Forensic a Massimiliano Lega, dell’università Parthenope di Napoli.

“La figura del tecnico forense non è ancora molto nota. Facendo sintesi si può dire che è un professionista che fornisce risposte scientifiche a problemi di carattere legale e il nostro progetto è quello di creare eventi formativi e occasioni d’incontro tra quanti operano in ambito giudiziario: tecnici, avvocati, magistrati. La materia infatti è molto complessa e serve per questo in approccio multidisciplinare e interdisciplinare”, spiega Eva Gatto, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Treviso. “E’ fondamentale promuove la condivisione dei  metodi scientifici dell’ingegneria per l’analisi di problematiche tecniche all’interno di procedimenti penali, civili ed amministrativi, auspicando con questo di poter contribuire a una migliore amministrazione della giustizia e ad una più diffusa legalità”.

 “Tra presenze e collegamenti in remoto, centinaia di professionisti si sono confrontati per cercare di aiutare i tribunali nelle vertenze più complesse”, aggiunge Gatto. “Abbiamo approfondito temi connessi al settore civile e strutturale, ambiente, acustica, estimo, sicurezza e antincendio, edilizia e urbanistica, impiantistica e informatica. Siamo i primi in Italia ad aver approfondito a questo livello il tema”.

“Molti sono stati gli argomenti di discussione, ma ho riscontrato – spiega Pivato Alberto, segretario scientifico dell’evento – un filo conduttore che li ha uniti ovvero la relazione tra scienza e diritto, tra regola tecnica e regola giuridica. Una relazione complessa e difficile, ma parafrasando all’inverso il Manzoni “questo matrimonio s’ha da fare” perché il fine comune è garantire una migliore giustizia. Mi piace, pertanto, pensare che Treviso Forensic possa essere considerato quale un consulente matrimoniale che cerca di far dialogare i due partner, la scienza e il diritto,  che spesso parlano con linguaggi differenti”.

Entrando nel dettaglio dei temi trattati, Maria Cristina Lavagnolo (Dipartimento ICEA – Università di Padova) ha parlato di economia circolare e dello sviluppo del diritto affrontando i nodi e le fattispecie di controversie legati soprattutto al ciclo dei rifiuti con un occhio di riguardo verso il preoccupante fenomeno delle ecomafie e dei reati ad esso ascrivibili. Focus anche sulla cosiddetta “Giustizia climatica” grazie all’intervento del professor Alberto Pivato (Dipartimento ICEA – Università di Padova). Di “Gestione delle acque e relativi contenziosi” ha parlato invece Andrea Marion (Dipartimento di ingegneria industriale – Università di Padova) analizzando l’interpretazione dei fenomeni naturali e dei loro effetti sulle strutture.

Altro filone è stato quello dell’aggiornamento delle linee guida del CSM in materia di buone prassi nel settore delle esecuzioni immobiliari, ma anche di ingegneria forense applicata all’antincendio con esempi di simulazioni modellistiche per prevenire le cause di esplosioni e incendi, appunto, con gli interventi di esperti, tra i quali Loris Munaro (Direttore interregionale VVF, Veneto e Trentino Alto Adige), Michele Mazzaro, Pierpaolo Gentile e Armando De Rosa della Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica del Corpo Nazionale VVF (Roma), e il Comandante dei Vigili del Fuoco di Treviso, Giuseppe Costa. 

Interessante anche il segmento dedicato alla digital forensic insieme a Paolo Reale, che ha spiegato come avviene la “captazione tramite trojan” (il “captatore informatico” è un malware che viene inoculato nello smartphone o nel pc della persona sottoposta alle indagini garantendo alle autorità il controllo da remoto del dispositivo. Intervento anche del prof. Bruno Barel che ha trattato del rapporto tra regola giuridica e regola tecnica; ma sono state analizzate anche i temi dell’edilizia e, nello specifico, delle dispute concernenti i bonus edilizi, una delle tematiche di punta del seminario per l’importanza economica dell’argomento e in prospettiva per le potenziali dispute future. Ma si è discusso anche della sicurezza in ambiente di lavoro con il prof. Giuseppe Maschio e di sicurezza stradale con l’ing. Fabrizio Mario Vinardi. 

L’evento è stato organizzato da Associazione e Ordine degli Ingegneri della Provincia di Treviso, con il patrocinio scientifico dell’Università degli Studi di Padova, dell’Università di Genova e dell’Università degli Studi di Napoli Parthenope. Tra i promotori, oltre al Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), al Consiglio Nazionale Forense (CNF), alla Federazione Ordine Ingegneri del Veneto (FOIV), anche, Assindustria Veneto Centro, la Consulta e Ordini e Collegi della provincia di Treviso, l’Associazione Nazionale Giuristi Informatici e Forensi (ANGIF), Assoamianto, il Centro di Studi per l’Economia Circolare (CEWMS) e l’Associazione Alumni dell’Università degli Studi di Padova. Con il patrocinio della Città di Treviso e della Provincia di Treviso. 

 

TERMOARREDO GREEN, MAARMO AL CERSAIE: RICICLO DI MATERIALI DI SCARTO E RISPARMIO ENERGETICO

Dal 26 al 30 settembre Maarmo sarà presente al Cersaie. L’azienda friulana è specializzata nei termoarredi completamente riciclabili: nascono dalla polvere di marmo scartata dalla produzione e le vernici sono solo a base d’acqua. Il responsabile divulgazione di Maarmo, Gianpaolo Pezzato: “I nostri processi produttivi sono eseguiti a basse temperature, le quantità di energia usate sono minime”. In fiera la presentazione in anteprima delle ultime novità e modelli

 

Torna dal 26 al 30 settembre a Bologna il Cersaie, il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno, uno degli appuntamenti internazionali più importanti per chi si occupa di design, ceramiche e di arredo del bagno che, nell’ultima edizione, ha visto la partecipazione di oltre 62.000 visitatori provenienti da tutto il mondo. In fiera sarà presente anche Maarmo allo Stand 4 (Mall 29-30). L’azienda friulana metterà in mostra i propri prodotti (citiamo il Veneziaa, il Toscana e il Perfetto in tutte le loro varianti di colore e forme). Nell’occasione del Cersaie, sarà presentata anche una novità assoluta, un nuovo modello forgiato dall’expertise del reparto R&D.

“Il design e il rispetto per l’ambiente dei nostri termoarredi sono per noi valori indissolubili volti a garantire comfort e benessere all’interno non solo degli spazi abitativi ma anche di ogni ufficio e locale commerciale”, spiega per l’azienda il responsabile della divulgazione, Gianpaolo Pezzato. “Tutto ciò grazie ad una tecnologia radiante sostenibile e brevettata che diffonde il calore per irraggiamento, col così detto “effetto pietra”, distribuendolo in modo uniforme e dolcemente e limitando la circolazione della polvere e dei batteri”.

Maarmo infatti come materia prima riutilizza e ricicla gli scarti della lavorazione del marmo, recuperati grazie ad un certosino lavoro di selezione nelle cave dell’area veronese. La formula, sviluppata e perfezionata con pazienza nel reparto di Ricerca e Sviluppo di Vittorio Veneto, nel Trevigiano, ha permesso di generare una linea di termoarredi di design, che non necessita di una fase di cottura, ma di una dolce fase di stagionatura, che dura dalle quarantotto alle settantadue ore. Si passa poi alla verniciatura, realizzata esclusivamente con vernici a base d’acqua, e all’imballaggio, composto di materiali provenienti da cartone riciclato e certificato. 

“Tutti i prodotti, sia la versione elettrica che idronica, a fine vita, una volta tolti gli elementi strutturali riscaldanti, come il rame o le resistenze elettriche, possono essere rimacinati per rientrare nel ciclo produttivo”, spiega ancora Pezzato. “In questo senso Maarmo agisce creando flussi circolari di materia, capaci così di rigenerarsi. Inoltre, essendo tutti i processi produttivi eseguiti a basse temperature, le quantità di energia usate sono minime. Per chiudere il ciclo green, sono state implementate due iniziative per abbattere l’impatto ambientale: durante l’evento fieristico non verranno utilizzati cataloghi cartacei, bensì un QR Code unico che rispetti l’ambiente. Inoltre, grazie alla partnership con l’amministrazione comunale di Chions, per ogni radiatore venduto piantiamo un albero all’interno del parco su cui si affaccia la nostra factory. Così la terra può respirare meglio grazie a noi”. 

Un paradigma produttivo ed ecosostenibile unico nel suo genere, che adesso si sta imponendo all’attenzione dei mercati. Dopo una fase iniziale di studio, lo scorso anno c’è stato  il rafforzamento della compagine societaria, con l’ingresso di nuovi imprenditori sia dell’area pordenonese (Alain Bottos, Stefano Mascarin e Andrea Del Ben), che dell’area trevigiana (Marco Caliandro e Gianpaolo Pezzato), per sostenere il progetto di crescita e sviluppo in Italia e nei mercati esteri. Superata la fase di start up, grazie al supporto ed al know how apportato dai nuovi partner, la produzione di Maarmo si sposta, attraverso un’operazione di riqualificazione di un vecchio spazio produttivo abbandonato di quasi duemilacinquecento metri quadrati a Villotta di Chions, nel Pordenonese, circondato dai vitigni di Prosecco e gli aironi ed i cigni del Parco del Cornia. 

 

SCHEDE DI APPROFONDIMENTO

 

LA STORIA DI MAARMO Maarmo nasce nel 2017 e realizza termoarredi e scaldasalviette con processi produttivi improntati a riciclo e sostenibilità. La sede produttiva dell’impresa da settembre 2021 si trova a Villotta di Chions (PN). Una divisione ricerca e sviluppo opera a Vittorio Veneto (TV). Il 2021 ha visto il rafforzamento della compagine societaria, con l’ingresso di nuovi imprenditori sia dell’area pordenonese (Alain Bottos, Stefano Mascarin e Andrea Del Ben), che dell’area trevigiana (Marco Caliandro e Gianpaolo Pezzato), per sostenere il progetto di crescita e sviluppo in Italia e nei mercati esteri. Ad oggi l’azienda impiega 7 persone, oltre ad alcuni fornitori artigiani esterni, ed ha avviato collaborazioni con architetti e designer di tutta la Penisola. Maarmo punta sulla sostenibilità come valore fondante dell’intera attività produttiva. La materia prima utilizzata per i radiatori è ricavata infatti dagli scarti di marmo. Tutti i termoarredi, sia la versione elettrica che idronica, a fine vita, una volta tolti gli elementi strutturali riscaldanti (ad esempio il rame o le resistenze elettriche) possono essere rimacinati per rientrare nel ciclo produttivo. In questo senso Maarmo agisce creando flussi circolari di materia, capaci di rigenerarsi. Inoltre, essendo tutti i processi produttivi eseguiti a basse temperature, le quantità di energia usate sono minime. Per chiudere il ciclo green, per ogni radiatore venduto l’azienda pianta un albero. Per maggior informazioni www.maarmo.com

 

IL PROCESSO PRODUTTIVO DI MAARMO Maarmo come materia prima riutilizza e ricicla gli scarti della lavorazione del marmo, recuperati grazie ad un certosino lavoro di selezione nelle cave dell’area veronese. La formula ha permesso di generare una linea di termoarredi di design, che non necessita di una fase di cottura, ma di una dolce fase di stagionatura, che dura dalle quarantotto alle settantadue ore. Si passa poi alla verniciatura, realizzata esclusivamente con vernici a base d’acqua. Il processo produttivo parte dalle polveri di marmo di scarto. Vengono lavorate come fossero farine di grano. All’interno di grandi impastatrici, vengono miscelate ad acqua e altri additivi naturali. Ne deriva un prodotto semiliquido somigliante a yogurt. Questo viene steso manualmente su dei pannelli e all’interno di esso vengono posate le canalette per il passaggio dell’acqua calda (termoarredo idronico) oppure le resistenze elettriche (termoarredo elettrico). Una volta composto, il termoarredo viene fatto stagionare per 2 o 3 giorni, per una completa solidificazione del materiale. Non avviene nessuna fase di cottura dunque, ma solo una lenta stagionatura in un’apposita stanza mantenuta a temperatura costante durante l’inverno. D’estate invece la stagionatura avviene all’aria aperta, senza alcun dispendio energetico. Una volta stagionato, il termoarredo viene poi verniciato utilizzando esclusivamente vernici a base d’acqua ed è così pronto per la consegna al cliente. Materia prima riciclata, basso utilizzo di energia e componenti naturali: sono questi gli elementi “green” che contraddistinguono la produzione di questi termoarredi.